Papa Wemba.
Perfino i giapponesi sono stati letteralmente stregati dalla voce e dallo stile musicale di uno dei nomi più altisonanti della scena world africana.
Papa Wemba (per esteso Jules Shungu Wembadio Pene Kikumba) è cresciuto nella capitale dell’attuale Congo, ex Zaire, Kinshasa dove la madre cantava nelle cerimonie funebri e lui nel coro di una chiesa cattolica per poi approdare in una delle orchestre più celebri del paese, la Zaiko Langa Langa.
E’ qui che comincia a sperimentare le prime fusioni tra musica tradizionale e pop occidentale; crea un nuovo aggressivo afro pop denominato “rhumba rock”.
Nel 1977 costituisce a Molokai, un villaggio della capitale noto per il centro di cura dei lebbrosi gestito da missionari, il suo primo gruppo, Viva La Musica, che strizza l’occhio allo stile di vita occidentale suscitando cosi l’interesse delle fasce più giovani.
Ma utilizza comunque strumenti tradizionali e due anni dopo lancia la SAPE (Societè des Ambianceurs et des Personnes d’Elegance), con vestiti ricercati che attira l’attenzione di stilisti europei.
Ma questi “sapeurs”, sorta di mods congolesi, sono bollati dal regime di Mobutu come borghesi snob contrari allo spirito di autenticità lanciato dal presidente del Congo ex belga deposto nel ‘97.
Nel 1982 è in Francia per incidere il suo primo disco in collaborazione con un altro grande artista congolese, Franco, morto nel 1989.
Da allora canta ed incide sempre più spesso in Europa ma anche in Giappone.
La notorietà internazionale non tarda ad arrivare; dapprima con l’album che porta il suo nome del 1988 ( al quale seguono “Le voyageur” nel 1992 ed “Emotion” nel 1995) e quindi con la partecipazione ai festival Womad promossi da Peter Gabriel per la cui etichetta incide anche tre dischi che lo lanciano definitivamente nel mercato mondiale.
Tra questi “Molokai” ( che è anche il nome della sua band) dove l’artista, affiancato da musicisti africani ed europei, è alle prese con brani a cappella e ballabili, in parte registrati dal vivo, che definiscono la sua visione internazionale della musica.
Nel 1996 partecipa con altri artisti africani ad un tour nel continente per sostenere la Croce Rossa attraversando le più disperate zone di guerra ed in quello stesso anno è insignito del premio come miglior suonatore di kora.
Dal 1996 è tornato a vivere a Kinshasa dove ha creato un nuovo gruppo e dove ora si fa chiamare anche Mze, cioè saggio.