Daniele Sepe. Dotato di un eclettismo travolgente il cantante e sassofonista napoletano ha una onnivora vocazione ad inglobare le influenze e gli stili musicali tra i più disparati.
In uno dei suoi ultimi percorsi, con il percussionista Glenn Velez, è andato a riscoprire il patrimonio della canzone cilena di Victor Jara.
In “Lavorare stanca”, titolo di un disco uscito tre anni fa e proposto dal vico con uno spettacolo dai continui cambi di direzione e spiazzamenti, Daniele Sepe salta tra generi e lingue diverse in una altalena tra mediterraneo e sud America, passando con disinvoltura dallo ska in latino, al grecanico e all’arbesh, la lingua delle comunità albanesi in Italia; dal più tradizionale lirismo partenopeo a tarantelle splendidamente riarrangiate.
Ci sono poi anche affettuosi omaggi ancora a Victor Jara, di cui rilegge “Te recuerdo Amanda” e alla Cuba di “Guantanamera”.
Uno spettacolo dalla forte intensità comunicativa in cui Sepe è affiancato dalla cantante finlandese Auli Kokko e da Massimo Ferrante e dai componenti il gruppo Art Ensemble of Soccavo (Franco Giacoia, chitarra, Giorgio Rizzo, tastiere, Enrico del Gaudio, batteria; Vittorio Pepe, basso).
Musicisti tecnicamente bravissimi, straordinari nei rilanci o negli assolo quanto nelle ostruzioni ritmiche; tutti perfettamente a loro agio nella babele di lingue diverse utilizzate.
Un vero e proprio corso intensivo di musica popolare.