COMUNICATO STAMPA
Si è svolta ad Oristano la terza edizione, il Dromos Festival, la manifestazione musicale promossa dall’omonima associazione.
Per tre giorni, dal 7 al 9 settembre, lo spazio di via Mariano IV ad Oristano è diventato il crocevia di sonorità diverse provenienti dalla penisola e dall’estero, con un occhio di riguardo ancora alle espressioni isolane, quelle che tramandano fedelmente la tradizione ed altre che ad essa si ispirano per rielaborarle in chiave moderna ed anticonvenzionale.
Il programma, più snello ed agile rispetto alle precedenti edizioni, ha proposto otto formazioni nell’arco delle tre giornate.
venerdi 7 settembre con una serata quasi integralmente dominata da artisti sardi.
Si sono esibiti infatti i TENORES REMUNNU ‘E LOCU di Bitti, forse i più noti, internazionalmente parlando, interpreti di questo particolare canto isolano; i CHICHIMECA , curioso nome dietro cui si nasconde un progetto che fa capo alla cantante dei Tazenda Claudia Harper; BANDIDOS , una produzione che, come la precedente, è stata tenuta battesimo proprio ad Oristano frutto della mente di Gino Marielli e Gigi Camedda con sonorità che ammiccano ai Caraibi; RICCARDO TESI uno dei maggiori virtuosi organettisti della scena nostrana, e la sua BANDITALIANA.
Il giorno successivo, sabato 8 settembre, di scena ancora il tenore con su CUNCORDU ISCANESU di Scano Montiferro ed uno dei più apprezzati nomi della world music, il congolese PAPA WEMBA.
Domenica 9 settembre la conclusione affidata a due delle più interessanti realtà dell’attuale panorama italiano: l’eclettismo del napoletano DANIELE SEPE con il suo “lavorare stanca” e le acrobazie vocali delle pugliesi FARAUALLA.
In occasione di questa terza edizione Dromos ha celebrato anche la fortunata rassegna dello scorso anno che rivive in un libro fotografico con allegato CD.
Le foto di Agostino Mela e Salvatore Corona hanno fissato gli artisti che avevano animato quella edizione; il disco, in 17 selezioni, restituisce le emozioni musicali più forti e significative.


DROMOS 2001 – UN LIBRO FOTOGRAFICO CON CD
In coincidenza con il terzo Dromos festival l’associazione Dromos pubblica un volume fotografico con allegato CD che fanno cosi rivivere l’edizione del 2000 della rassegna.
Agostino Mela e Salvatore Corona hanno fissato in un centinaio di foto, distribuite in oltre 80 pagine, i momenti più significativi di quella manifestazione che si svolse tra il 9 ed il 12 settembre 2000 e che aveva dato a Dromos i connotati di un autentico festival panetnico per la ricchezza e varietà delle musiche proposte.
La particolare cura dell’immagine del resto è una costante nelle iniziative editoriali dell’associazione se si pensa ai raffinati ed eleganti cataloghi dei suoi artisti pubblicati negli anni passati.
Il compact disc allegato al volume regala le vibrazioni e le emozioni di quei giorni, restituendocele nell’immediatezza della presa in diretta.
Registrazioni rigorosamente live dunque con uno spettro sonoro ampio e variegato.
Introdotto da tre momenti che hanno per protagonisti alcuni dei nomi eccellenti di quella fase di recupero e rielaborazione delle matrici popolari del nostro paese; dai siciliani fratelli Mancuso, al pistoiese Riccardo Tesi sino alla voce di un artista laziale riverita soprattutto in Francia e Belgio, come Lucilla Galeazzi.
Le launeddas di un “grande vecchio” della tradizione cabrarese, Giovanni Casu “Paui”, introducono poi un articolato percorso che tocca diversi aspetti del nostro ricco patrimonio etnomusicale.
Dalla più espressiva voce femminile della neo tradizione sarda (Elena Ledda), al rigore dell’ipnotico canto profano e religioso (Su Cuncordu Lussurzesu); passando per le nuove riletture delle tradizioni attraverso la lezione del gruppo Argia.
Ancora ritorni vorticosi ai nostri primordi con le quattro voci dei tenores di Orune; c’è poi il respiro, sempre in bilico in questo inseguirsi di innovazione e tradizione, dei Tanca Ruja.
“Dromos” come festival della musica dei popoli si esemplifica nelle tracce successive che ospitano gli umori tzigani di Alexian e la sua band, i motivi malgasci di Kilema ed ancora il meticciamento tra mondo arabo ed ispanico dei Nura, pugliesi di provenienza.
L’impeccabile tecnica che invita al ballo di Totore Chessa all’organetto e l’inconfondibile sound di una delle formazioni più amate nell’isola, i Cordas et Cannas, ci fanno riapprodare tra gli umori della nostra terra.
Quelli che ispirano anche i versi di Lidia Murgia; quasi a voler ancora significare che a “Dromos” stanno a cuore anche le altre espressioni dell’arte che possono integrarsi alla musica: dalla pittura alla fotografia, dal cinema alla poesia pura.


E’ Papa Wemba il re di Dromos
Ieri si è conclusa la terza edizione della rassegna musicale
LA NUOVA SARDEGNA - lunedì 10 settembre 2001
Nicola Pinna

I ritmi frenetici della sua “rumba rock” hanno letteralmente infiammato gli animi degli spettatori che non hanno esitato a scatenarsi in improvvise danze ai piedi del palco.
Non ha quindi deluso le aspettative Papa Wemba, autentico ambasciatore della musica africana e protagonista indiscusso del secondo appuntamento del “Dromos Festival”, conclusosi ieri sera nel parcheggio di Via Mariano IV.
Erano in tanti coloro che aspettavano la sua esibizione in programma per sabato sera e tutti sono rimasti stregati dalla sua energia, dalla sua voce e dalle sonorità tipiche del suo Congo.
Quelle proposte da Papa Wemba, di sicuro uno dei nomi più prestigiosi della scena della World music, sono inequivocabilmente le melodie e le vocalità basilari del suo paese sono i canti ascoltati e interiorizzati durante l’infanzia, trascorsa nella festosità di Leopoldville e a Kinshasa, suoni che, sottoposti a sapienti sperimentazioni, attraverso delle fusioni tra musica assolutamente tradizionale e pop occidentale, hanno dato vita a un nuovo aggressivo afro pop.
Il suo debutto artistico avviene nel coro di una chiesa cattolica di Kinshasa, ma presto riesce ad approdare in una delle più celebri orchestre dell’ex Zaire, la “Zaiko Langa Langa.
La nascita del suo primo gruppo avviene nel 1977 a Molokai, un villaggio della capitale. “Viva La Musica”, una formazione che riserva particolari attenzioni allo stile di vita occidentale e, proprio per questa ragione, riesce a conquistare l’interesse e le attenzioni delle fasce più giovani della popolazione africana.
Una delle tre registrazioni, quella che ottiene i consensi maggiori, è “Molokai”, dove Papa Wemba è affiancato da musicisti africani ed europei nell’esecuzione di brani a cappella e ballabili, in parte registrati dal vivo. Anche sul palco di “Dromos”, dunque l’artista, supportato dalla sua allegra formazione, ha mostrato integralmente la sua vera identità musicale eseguendo una serie di canzoni che sono un esplicito invito al ballo.
A far risuonare per primi le proprie note, sabato sera, sono stati i quattro componenti de “Su Cuncordu Iscanesu” autentici testimoni delle peculiarità e delle forme musicali tipiche del Montiferru.
Canti dalla chiara ispirazione religiosa e fedelmente tradizionali, ma proposti con alcuni tentativi di rielaborazione, come la stesura di nuovi testi affidata ad Antonio Piras, uno dei componenti del gruppo.
L’ultima serata di “Dromos” è stata affidata dagli organizzatori al sassofonista napoletano Daniele Sepe e al gruppo musicale pugliese, tutto al femminile delle Faraualla.


Il pubblico promuove la formula–spettacolo di Dromos
LA NUOVA SARDEGNA - Martedì 11 settembre 2001
Nicola Pinna

Si chiude con un bilancio sostanzialmente positivo anche la terza edizione del festival della musica etnica “Dromos” ospitato in città nel fine settimana. Il festival, ancora una volta, si conferma come uno degli appuntamenti più interessanti all’interno del cartellone culturale cittadino, piuttosto ridotto anche in occasione del “Settembre Oristanese”. E le poltroncine, quasi completamente occupate per tutte le serate, dimostrando la grande sete di di manifestazione di questo tipo da parte degli oristanesi e fanno ben sperare anche per le prossime edizioni.
Tra gli artisti che hanno riscosso il maggior successo, impossibile non includere anche i polistrumentista napoletano Daniele Sepe e la sua band. A loro è toccato il compito di chiudere il sipario dell’edizione 2001 di “Dromos Festival”. L’eclettico artista a la Art Ensemble of Soccavo che lo accompagna, hanno riproposto al pubblico oristanese una varia e allegra rilettura dello sterminato patrimonio musicale della città partenopea.
La musica di Daniele Sepe esce fuori dagli schemi, è un genere che non è altro se non il frutto di varie commistioni tra la musica etnica, colta, jazz e popolare.
L’incontenibile artista, tuttavia, non si ferma al mondo musicale della sua terra, ma spazia tra gli stili più disparati e su ogni latitudine e propone uno spettacolo che può essere considerato come un vero e proprio corso intensivo di musica popolare.
Lo spettacolo, durato oltre un’ora, è stato riempito, oltre che dalla canzone popolare napoletana, da suoni africani, ritmi sudamericani, grooves funky, improvvisazioni jazzistiche e perfino alcuni graditi omaggi alla musica sarda.
Nella sua ultima proposta intitolata “Lavorare stanca”, Daniele Sepe tra generi e lingue differenti, passando dallo ska in latino alle tarantelle rivisitate, dal lirismo partenopeo la grecanico e all’arabesh (la lingua delle comunità albanesi in Italia).
In uno dei suoi ultimi percorsi il sassofonista napoletano è andato a riscoprire il patrimonio della canzone cilena di Victor Jara, al quale ha anche dedicato affettuosi omaggi. A fare da supporto a Sepe, sul palco, la cantante finlandese Auli Kokko, Massimo Ferrante, Franco Giaggia alla chitarra, Giorgio Rizzo alle tastiere, Enrico del Gaudio alla batteria e Vittorio Pepe al basso.
Prima dell’esibizione di Daniele Sepe sul palco in Via Mariano IV hanno risuonato le suggestive acrobazie vocali delle quattro componenti della formazione barese delle “Faraualla”.
La voce delle quattro artiste rappresentata nei loro brani, che attingono a piene mani a culture apparentemente molto lontane tra loro e che invece riescono a fondersi felicemente, un vero e proprio valore aggiunto.